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Sezione dedicata alle pubblicazioni riguardanti l'ANMS
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Volume 11/2017 NUOVA SERIE

Museologia Scientifica

Volume: 11

Anno: 2017
L’asimmetria delle due culture e l’essenza dei musei scientifici
Vincenzo Vomero

Riassunto

Sebbene siano trascorsi quasi sessanta anni dalla storica Rede Lecture tenuta all’Università di Cambridge (maggio 1959) da Charles Percy Snow, ancora oggi è sempre più evidente nel nostro diversificato panorama culturale un evidente e insanabile iato tra le due culture. Nel discorso di Snow, una cultura era quella scientifica e un’altra era quella umanistica. Sforzi enormi sono stati fatti sul piano filosofico per indirizzare il dibattito verso l’unicità della cultura ma le due culture di Snow non riescono a convergere. Al contrario, sul piano pratico e politico una moltitudine di attori sembrano lavorare proprio per cercare di approfondire il gap tra “scienza e cultura” tendendo, forse inconsciamente, a lasciare la scienza sempre più fuori della cultura, emarginandola in una sorta di ghetto indegno di sedere accanto all’arte, alla letteratura e alla produzione di ogni tipo di artefatto.

Parole chiave
due culture, scientifica, umanistica

 
The asymmetry of the two cultures and the essence of scientific museums

Abstract

Almost 60 years have passed since Charles Percy Snow delivered his historical Rede Lecture at the University of Cambridge (May 1959). However, still today in our differentiated cultural landscape there is an evident and irreparable gap between the “two cultures”. In Snow’s talk, one culture was scientific and the other was humanistic. On the philosophical level, great efforts have been made to direct the debate towards the unity of culture, but Snow’s two cultures have not been able to converge. Indeed, on a practical and political level, many actors seem to be working to widen the rift between “science and culture”, tending (perhaps unconsciously) to leave science ever more outside of culture, marginalizing it in a sort of ghetto unworthy to flank art, literature and the production of artefacts of all types.

Keywords
two cultures, Science, humanities

 

p. 3 /L’asimmetria delle due culture e l’essenza dei musei scientifici

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Accessibilità e musei per tutti. Dalla teoria alla pratica. Si può fare, si deve fare!
Giancarla Malerba

Riassunto

Il forum di questo volume di Museologia Scientifica (n. 11) è stato dedicato proprio all’accessibilità museale, argomento molto caro a tutta la nostra comunità dei musei scientifici dell’ANMS che da anni porta avanti numerosi progetti. Dando quindi per scontato l’aspetto più strettamente legale e quindi obbligatorio dell’abbattimento delle barriere architettoniche, che è campo di attività di architetti ed ingegneri, il personale del museo deve impegnarsi molto, e anche in termini di ricerca, per considerare qualunque istanza di accessibilità come un impegno permanente per l’inclusione del pubblico.

Parole chiave
Accessibilità, inclusione, barriere

 
Accessibility and museums for all. From theory to practice. It can be done, it must be done!

Abstract

The forum of this volume of Museologia Scientifica (no. 11) is dedicated to museum accessibility. This subject is very dear to all the scientific museums of the ANMS, which has been carrying out numerous projects in this regard for some years now. We can take for granted the more strictly legal aspect of accessibility, i.e. the obligatory removal of architectural barriers, which is a field of activity for architects and engineers. Instead, museum personnel must make a strong effort (also in terms of research) to consider any accessibility requirement a permanent commitment to inclusion of the public.

Keywords
Accssibility, inclusion, barriers

 

p. 9 /Accessibilità e musei per tutti. Dalla teoria alla pratica. Si può fare, si deve fare!

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Il museo accessibile: barriere, azioni e riflessioni
Anna Maria Miglietta

Riassunto

Ben lungi dall’essere semplicemente e unicamente riconducibile a barriere di tipo fisico, l’accessibilità museale è oggi un tema molto dibattuto, una problematica complessa e articolata che deve tenere in conto i differenti aspetti della fruibilità e, in particolar modo, l’eterogeneità del pubblico dei musei, con le relative e variegate diversità in bisogni, aspettative e soddisfazione. Cosa impedisce, o rende difficile la visita a un museo? Cosa scoraggia il ritorno di chi c’è già stato? Quali sono le barriere a una fruizione veramente ampia e, soprattutto, come si possono superare? Spesso gli interventi in direzione di un miglioramento dell’accessibilità non sono particolarmente costosi, ma, invece, sicuramente implicano un cambiamento di mentalità e di atteggiamento nei confronti dell’eterogeneità del pubblico, con l’acquisizione di un punto di vista più ampio che possa andare incontro alle diversità.

Parole chiave
accessibilità, barriere fisiche, barriere economiche, barriere sensoriali, barriere tecnologiche, barriere culturali.

 
The accessible museum: barriers, actions and thoughts

Abstract

Museum accessibility is a highly debated topic today. Far from being attributable merely to physical barriers, it is a complex problem that must take into account the different aspects of usability, in particular the heterogeneous nature of the museum’s audience, with its diversity of needs, expectations and satisfaction. What hinders or makes difficult the visit to a museum? What discourages the return of those who have already been there? What are the barriers to truly broad use and, above all, how can they be overcome? Interventions to improve accessibility are often not particularly expensive, but they certainly require a change of mentality and attitudes regarding the heterogeneity of the audience, with the acquisition of a broader perspective able to satisfy its diverse aspects.

Keywords
accessibility, physical barriers, economic barriers, sensory barriers, technological barriers, cultural barriers.

 

p. 11 /Il museo accessibile: barriere, azioni e riflessioni

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L’applicazione delle “Linee guida” del progetto europeo COME-IN! Cooperazione per una piena accessibilità ai musei - verso una maggiore inclusione. L’esempio del Museo Archeologico di Udine
Paola Visentini et al.

Riassunto

Dal 2014 il Museo Archeologico di Udine ha iniziato un percorso orientato all’accessibilità della struttura museale, degli allestimenti e delle iniziative culturali organizzate, che è approdato, grazie ai finanziamenti del progetto europeo COME-IN! ad una nuova fase di rivisitazione in termini di accessibilità e inclusività. Questo processo ha riguardato non solo l’allestimento del Museo Archeologico, inaugurato nel 2013, ma ha interessato l’intera struttura e in generale i servizi forniti dai Civici Musei di Udine. L’obiettivo di inserire in maniera armoniosa ed equilibrata tutti gli interventi previsti da progetto si è concretizzato nel coinvolgimento di professionisti e associazioni che hanno collaborato in base alle proprie competenze. Gli interventi sono stati presentati e promossi agli operatori del settore e ai non addetti ai lavori attraverso una mostra “Donne, Madri, Dee: linguaggi e metafore universali nell’arte preistorica”.

Parole chiave
accessibilità, inclusività, museografia partecipata, progettazione partecipata.

 
Implementing the “Guidelines” of the European projet COME-IN! Cooperating for Open Access to Museums-towards a widEr Inclusion. The example of the Archaeological Museum of Udine

Abstract

In 2014, the Archaeological Museum of Udine started a journey towards the accessibility of the museum, its set-up and cultural initiatives. Thanks to the COME-IN! European project funds, it reached a new phase of revisiting the structure in terms of accessibility and inclusion. This process concerned not just the set-up of the Archaeological Museum, inaugurated back in 2013, but the whole structure and, on a general level, the services provided by the Civic Museums of Udine. The goal was to implement all the project interventions in a balanced and harmonious way by involving professionals and associations who collaborated according to their expertise. The interventions have been presented and promoted to the field operators and the public audience through the exhibition “Women, Mothers, Goddesses: Universal Languages and Metaphors in the Prehistoric Art”.

Keywords
accessibility, inclusion, participatory museography, participatory design.

 

p. 31 /L’applicazione delle “Linee guida” del progetto europeo COME-IN! Cooperazione per una piena accessibilità ai musei - verso una maggiore inclusione. L’esempio del Museo Archeologico di Udine

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I plastici di Mario Strani del Museo Civico di Storia Naturale di Verona e del Civico Museo Didattico di Scienze Naturali “Mario Strani” di Pinerolo (Torino, Italia).
Anna Vaccari, Roberto Zorzin, Massimo Martelli

Riassunto

Il Museo Civico di Storia Naturale di Verona conserva una raccolta di plastici geologici, realizzati tra il 1945 ed il 1965, ancora oggi presenti nel percorso espositivo. Sono oltre 20 rappresentazioni di alcune emergenze del territorio italiano che tracciano nel loro insieme un progetto museografico ben preciso, realizzato da Angelo Pasa, conservatore allora per la Geologia, e da un personaggio eclettico, il dr. Mario Strani (1907- 2000), medico odontoiatra veronese appassionato di scienze naturali, che in pratica ideò, realizzò e donò questi plastici. Costruiti in gesso e dipinti a mano, riproducono tridimensionalmente a varie scale la geologia e la geomorfologia delle aree italiane più importanti e significative, seguendo in particolare un ideale tracciato est-ovest per tutta l’Italia settentrionale, dagli Euganei fino al Golfo dell’Albenga in Liguria. La raccolta comprende, oltre ai plastici finiti esposti e non, anche un centinaio di elementi in gesso rimasti a testimonianza della tecnica utilizzata da Strani per la loro costruzione. Il procedimento che qui viene descritto è stato ricostruito grazie ad alcuni suoi collaboratori, che parteciparono alla realizzazione del Civico Museo Didattico di Scienze Naturali di Pinerolo, a lui intitolato, dove sono esposti circa 3000 modelli di funghi e 9 plastici.

Parole chiave
plastici geologici, Mario Strani, Museo di Verona, Museo di Pinerolo.

 
Relief maps by Mario Strani at the Civic Museum of Natural History of Verona and at the Civic Didactic Museum of Natural Sciences “Mario Strani” of Pinerolo (Torino, Italy)

Abstract

The Civic Museum of Natural History of Verona holds a collection of more than 20 geological relief maps representing Italian distinctive and features landscapes. They were created between 1945 and 1965 and today they are still part of the exhibition itinerary, contributing to the realization of a clear museographic project, developed by Angelo Pasa, at that time curator of Geology, and by Mario Strani (1907-2000), eclectic dentist from Verona with a passion for natural science. The models conceived, realized and donated by Strani are hand-painted plaster-cast models, three-dimensional representations to various scale of the geology and geomorphology of the most important Italian regions, from east to west throughout northern Italy, from the Colli Euganei in the region of Veneto to Albenga, on the Gulf of Genova in Liguria. In addition to the finished models, exhibited and not, the collection includes one hundred plaster items, which show the technique used by Strani for their construction. The description of the method he used is possible thanks to the contribution of Strani’s collaborators, who took part in the opening of the Civic Didactic Museum of Natural Sciences of Pinerolo, named after him, where 3000 models of fungi and 9 terrain models are displayed.

Keywords
geological relief maps, Mario Strani, Museum of Verona, Museum of Pinerolo.

 

p. 61 /I plastici di Mario Strani del Museo Civico di Storia Naturale di Verona e del Civico Museo Didattico di Scienze Naturali “Mario Strani” di Pinerolo (Torino, Italia).

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I vertebrati quaternari sardi conservati nel Naturhistorisches Museum di Basilea (Svizzera)
Daniel Zoboli

Riassunto

Nel presente lavoro viene fornito un resoconto generale sul materiale paleovertebratologico sardo di età quaternaria conservato nel Naturhistorisches Museum di Basilea (Svizzera). Nel museo svizzero sono conservati molti reperti di provenienza sarda, alcuni dei quali di rilevante importanza scientifica o provenienti da siti fossiliferi ormai scomparsi. Buona parte del materiale conservato si deve al lavoro di ricerca di Forsyth Major che ha raccolto fossili in Sardegna sino alle prime decadi del secolo scorso. I materiali raccolti da Forsyth Major e ora facenti parte del museo, hanno permesso negli anni la descrizione di nuove specie e un importante contributo allo studio di altre già note. Il museo di storia naturale di Basilea conserva un patrimonio unico per quel che riguarda la paleontologia sarda, in grado di focalizzare gli interessi di generazioni di studiosi.

Parole chiave
collezioni paleontologiche, Quaternario, vertebrati, Sardegna.

 
The Sardinian Quaternary vertebrates stored in the Naturhistorisches Museum of Basel (Switzerland).

Abstract

In the present work a general view of the Sardinian Quaternary palaeovertebratological material stored in the Naturhistorisches Museum of Basel (Switzerland) is provided. The numerous fossil vertebrates housed in the museum provide unique information on now disappeared fossiliferous sites of Sardinia, therefore, they have a clear scientific and historical relevance. A conspicuous part of the stored material is due to the research of the famous palaeontologist Forsyth Major who collected Sardinian fossils since the first decades of the last century. The Naturhistorisches Museum of Basel preserves a unique heritage of the Sardinian palaeovertebratology that focuses interests of many generations of researchers.

Keywords
Palaeontological collections, Quaternary, vertebrates, Sardinia INTRODUZIONE Il museo di storia naturale di Basilea (Naturhistorisches Museum Basel, fig. 1) vanta una vastissima collezione di circa 7,7 milioni di oggetti raccolti in più di 300 anni di att

 

p. 70 /I vertebrati quaternari sardi conservati nel Naturhistorisches Museum di Basilea (Svizzera)

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L’ospite americano: ricostruzione storica dell’esemplare di Smilodon fatalis (Leidy, 1868) conservato presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Padova
Anita Bergamo, Elena Ghezzo, Mariagabriella Fornasiero, Roberto Gatto

Riassunto

Questo articolo presenta la ricostruzione della storia dello scheletro composito del felide machairodontino Smilodon fatalis, conservato ed esposto presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università degli Studi di Padova. Questo esemplare, unico del suo genere in Italia e fra i pochi presenti nei musei europei, proviene dal sito tardo pleistocenico di Rancho La Brea in California (USA), considerato uno tra i più importanti giacimenti fossiliferi al mondo per l’ingente quantità e varietà di specie ivi recuperate. Ricerche d’archivio hanno consentito di stabilire che l’esemplare è stato donato nel 1933 dal Museum of Paleontology dell’Università di Berkeley (California) in cambio di un reperto di Ursus spelaeus proveniente dal Carso triestino. Grazie ai codici numerici individuati per la prima volta sullo scheletro di Smilodon, è stato possibile definire con precisione la provenienza delle singole ossa che compongono lo scheletro e stabilire che il loro recupero è avvenuto negli anni 1906-1913.

Parole chiave
Smilodon fatalis, Rancho La Brea, Pleistocene Superiore, collezioni museali.

 
The American guest: history of the Smilodon fatalis specimen housed in the Geological and Palaeontological Museum of the University of Padua.

Abstract

This paper uncovers the history of the skeleton of Pleistocene machairodontine felid Smilodon fatalis on exhibit at the Geological and Palaeontological Museum of the University of Padova. The skeleton was found at the Late Pleistocene site of Rancho La Brea (California, USA), one of the most famous Fossil-Lagerstätten. Researches carried out on archive documents attested that the skeleton was donated in 1933 by the Museum of Paleontology of the University of California, Berkeley, in exchange for remains of a cave bear from Northeast Italy. Code numbers written on the bones of the skeleton provide evidence that the Smilodon remains were recovered from the tar pits during the excavations carried out in Rancho La Brea by the University of California between 1906 and 1913. The skeleton is the only complete original specimen of Smilodon housed in an Italian museum, and one of the few existing in European collections.

Keywords
Smilodon fatalis, Rancho La Brea, Late Pleistocene, museum collections.

 

p. 77 /L’ospite americano: ricostruzione storica dell’esemplare di Smilodon fatalis (Leidy, 1868) conservato presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Padova

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Il Museo di Storia Naturale di Tripoli, realtà contemporanea di un museo coloniale
Beatrice Falcucci

Riassunto

Il Museo di Storia Naturale di Tripoli rappresenta un caso unico nel panorama dei musei coloniali italiani. Originato da un ciclo di spedizioni scientifiche patrocinate dalla Società Geografica Italiana, e fortemente voluto dal governatore della Libia fascista, Italo Balbo, il museo esemplifica al suo interno la duplice anima della museologia fascista tutta, presentando collezioni in una doppia ottica, scientifica e propagandistica. L'analisi delle collezioni, sia etnografiche che di storia naturale, evidenziano i legami della realtà tripolina con i musei di Milano e di Firenze, con i quali il museo di Tripoli condivideva parte del personale. Costretto nel dopoguerra in spazi inadeguati al rilievo delle sue collezioni, il museo è oggi intatto ma chiuso, in attesa che una maggior stabilità politica del paese ne permetta la riapertura.

Parole chiave
Museo di storia naturale, Tripoli, Libia, colonie, etnografia.

 
The Museum of Natural History of Tripoli, life of a colonial museum.

Abstract

The Museum of Natural History in Tripoli represents a unique case in the panorama of Italian colonial museums. Originated by a series of scientific expeditions sponsored by the Italian Geographic Society, and strongly requested by the Fascist Libyan Governor, Italo Balbo, the museum exemplifies the double soul of fascist museology, displaying collections both scientifically and propagandistically. The analysis of ethnographic and natural history collections, shows the links between Tripoli and the museums of Milan and Florence, with which the Tripoli Museum shared part of the scientific staff. Being forced since the postwar period in areas that are inadequate to the importance and depth of its collections, the museum is now intact but closed, waiting for political stability in order to allow the reopening.

Keywords
Natural history museum, Tripoli, Libya, colonies, entography.

 

p. 87 /Il Museo di Storia Naturale di Tripoli, realtà contemporanea di un museo coloniale

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Le ceramiche peruviane precolombiane del Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Università di Firenze
Giulia Dionisio, Monica Zavattaro, Saulo Bambi, Francesca Bigoni

Riassunto

La collezione di ceramiche precolombiane del Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Università di Firenze annovera 282 reperti ceramici provenienti principalmente dalla costa settentrionale e centrale del Perù antico. Tali reperti sono pertinenti in massima parte alle culture Moche, Chancay, Chimù ed Inca. Il presente contributo delinea la metodologia operativa messa a punto per lo studio e la documentazione di tali materiali seguendo le normative ICCD sia per quanto concerne la documentazione catalografica che quella fotografica dei manufatti. Tutti i dati raccolti rappresentano, inoltre, uno strumento estremamente utile sia nell’ambito dell’organizzazione di mostre (nazionali ed internazionali), sia in occasione di prestiti museali e per la redazione di pubblicazioni scientifiche.

Parole chiave
ICCD catalogazione, documentazione, fotografia, prestiti museali, Museo di Storia Naturale. ABSTRACT

 
Precolumbian Peruvian Ceramics of the Museum of Anthropology and Ethnology of the University of Florence.

Abstract

The 282 pre-Columbian ceramics of the Museum of Anthropology and Ethnology of the university of Florence come from the northern and central coastal regions of ancient Peru. Almost all objects can be assigned to the Moche, Chancay, Chimù and Inca cultures. In this report we followed a methodology designed for the study and documentation of the artifacts following the ICCD regulations as regards both the cataloging and photographic records. The data represent an extremely useful tool for organizing national and international exhibits, temporary loans and publications.

Keywords
ICCD cataloging, exhibits, photograph records, temporary loans, Museum of Natural History.

 

p. 97 /Le ceramiche peruviane precolombiane del Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Università di Firenze

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Multidisciplinary learning at the University scientific museums: the Bunsen burner
Aurelio Agliolo Gallitto, Vitalba Pace, Roberto Zingales

Riassunto

We report on a laboratory activity carried out together with secondary school (high-school) students, with the aim of increasing their interest toward historical scientific instruments and stimulate their approach to scientific knowledge. To this purpose, we propose a hands-on activity that can be fruitfully performed at the University scientific museums. We organized a one-week summer stage at the Historical Collection of Physics Instruments and at the Museum of Chemistry of the University of Palermo. A group of selected students attended it, under the tutoring of university researchers. They were showed some Bunsen burners belonging to the collections, how they are restored, how they work and how they were used in the chemical laboratories. At the end of the stage, students introduced museum visitors to these instruments, describing them and referring about the activities they had carried out.

Parole chiave
history of science, Bunsen burner, secondary school. RIASSUNTO

 
Didattica multidisciplinare nei musei scientifici universitari: il becco Bunsen.

Abstract

Nell’articolo riportiamo un'attività di laboratorio svolta insieme a studenti di scuole superiori, al fine di aumentare l’interesse dei giovani studenti verso gli strumenti scientifici di interesse storico e stimolare il loro approccio agli studi scientifici. Viene proposta un'attività “hands on” che può essere facilmente condotta presso i musei scientifici universitari. Un gruppo di studenti selezionati ha frequentato, sotto la guida di ricercatori universitari, uno Stage estivo di una settimana organizzato presso la Collezione Storica degli Strumenti di Fisica e il Museo di Chimica dell'Università di Palermo. È stato proposto lo studio del becco Bunsen, di come funziona e come viene usato nei laboratori di chimica. In particolare, sono stati presi in considerazione alcuni esemplari appartenenti alle collezioni, che saranno illustrati nell’articolo. Alla fine dello Stage, gli studenti hanno descritto ai visitatori gli strumenti e illustrato le attività svolte.

Keywords
storia della scienza, becco Bunsen, scuola secondaria.

 

p. 103 /Multidisciplinary learning at the University scientific museums: the Bunsen burner

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Fabbricazione digitale per la valorizzazione del patrimonio museale: tre casi studio al MUSE - Museo delle Scienze di Trento
Elisa Farella, Gianluca Lopez, Alex Fontana, Massimo Bernardi, Nicholas Barbieri, Ana Rodriguez-Prieto, Maria Chiara Deflorian, David Tombolato

Riassunto

In tre recenti progetti sviluppati dal MUSE il laboratorio di fabbricazione digitale ha svolto un ruolo chiave nell’innovazione dei sistemi e dei processi di documentazione, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale. Il primo progetto qui presentato riguarda l’esposizione di un cranio di Homo neanderthalensis. A partire dalla tomografia del reperto e dalla sua stampa 3D, è stato possibile fabbricare un supporto ostensivo ad hoc, che ha consentito di minimizzare la manipolazione del reperto e garantire una miglior protezione nelle fasi di allestimento ed esposizione. Nel secondo progetto, i trilobiti delle collezioni del MUSE sono stati scansionati con l’obiettivo di creare repliche fisiche utili a fini educativi. Il terzo progetto ha avuto per obiettivo l’implementazione della collezione osteologica di confronto con stampe 3D di reperti provenienti da altri musei, minimizzando la necessità di richieste di prestito e annullando i rischi di conservazione legati alla frequente manipolazione degli stessi.

Parole chiave
fabbricazione digitale, scanner 3D, collezioni, condivisione dei dati, open source.

 
How digital manufacturing adds value to museum heritage: three case studies from MUSE science museum experience.

Abstract

In three recent MUSE projects the digital fabrication laboratory has played a key role in innovating systems and processes of documentation, valorization and management of cultural heritage. The first project here presented concerns the exhibition of a skull of Homo neanderthalensis. By means of tomography and 3D skull printing, it has been possible to fabricate an ostensive support, reducing object handling during the setting up stages and providing better protection during the exhibition period. In a second project, the trilobites of the MUSE collections were scanned three-dimensionally with the goal of producing physical replica for educational purposes. In a third project the osteological comparison collection was implemented with 3D-printed specimens from other museums, reducing the need of loan requests and avoiding the risks associated with their frequent handling.

Keywords
digital fabrication, 3D scanner, collections data, sharing, open source.

 

p. 108 /Fabbricazione digitale per la valorizzazione del patrimonio museale: tre casi studio al MUSE - Museo delle Scienze di Trento

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Georiferimento di campioni museali nell’infrastruttura LifeWatch Italia: le nuove prospettive dal web semantico
Paolo Tagliolato, Alessandro Oggioni, Cristiano Fugazza, Fabio Cianferoni, Stefano De Felici

Riassunto

Il georiferimento è una delle fasi più problematiche e delicate della digitalizzazione dei dati di occorrenza. Nei campioni museali i riferimenti spaziali sono di norma forniti attraverso una descrizione testuale di località, una tecnica “informale” da trattare opportunamente per la riconduzione a una rappresentazione “formale”. Nell’ambito di LifeWatch-Italia è in corso la sperimentazione di un approccio innovativo al trattamento degli oggetti geografici che, seguendo l’ontologia GeoNames, considera la località come “concetto”, svincolandola da legami con i nomi o con rappresentazioni geografiche statiche e inserendola esplicitamente nella rete di relazioni spaziali e semantiche con altre entità. Si è scelto di formalizzare così i toponimi italiani tratti dalle tavolette IGM che rappresentano una fonte autorevole di nomi di località, così che essi possano essere utilizzabili come fonte semantica nell’ambito museale e non solo.

Parole chiave
occorrenza, toponimi, geonames, musei, biodiversità.

 
Georeferencing museological specimens in the LifeWatch Italy infrastructure: The new perspectives enabled by the Semantic Web

Abstract

Geo-referencing is one of the most problematic and troublesome steps in digitization of occurrence data. In museum samples, spatial references are typically provided as textual description of localities, an “informal” technique that requires appropriate processing in order to become a “formal” representation. The e-Biodiversity Research Institute LifeWatch-Italy is proposing an innovative approach for processing of geographic objects. This approach, which follows the GeoNames ontology, considers localities as “concepts”, thus enabling: a) to loosen their connections with names and with static geographic representations and b) to explicitly insert them in the network of spatial and semantic relationships with other entities. It was decided to formalize the Italian place names taken from the IGM plates (“tavolette”), an authoritative source of place names, according to these principles and in order to use these in the museum or biodiversity domain.

Keywords
occurrence, locality names, geonames, museum, biodiversity.

 

p. 114 /Georiferimento di campioni museali nell’infrastruttura LifeWatch Italia: le nuove prospettive dal web semantico

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Il Lanificio di Stia (Ar): da opificio a Museo dell’Arte della Lana
Andrea Gori

Riassunto

Il Museo dell’Arte della Lana è situato nel complesso del Lanificio di Stia, in Casentino, restaurato dopo decenni di abbandono. Dalla metà dell’Ottocento agli anni Cinquanta del XX secolo il Lanificio di Stia è stato il perno attorno a cui ruotava l’economia della zona; nei primi decenni del Novecento era uno dei principali lanifici italiani. Mirabile esempio di archeologia industriale, oggi il Lanificio ha ripreso vita non più come luogo di produzione ma come centro di diffusione della cultura tessile propria di questo territorio, per lasciare memoria di questa antichissima tradizione, ma anche per mettere di nuovo a disposizione della comunità gli edifici dove generazioni di stiani hanno lavorato. Il percorso espositivo del Museo dell’Arte della Lana è una vera e propria esperienza sensoriale dove si può toccare, annusare, ascoltare, imparare, provando in prima persona la manualità di alcuni gesti propri dell’arte della lana. Dal punto di visita storico e scientifico il museo racconta ampiamente l’evoluzione dell’arte tessile dai primordi della civiltà umana fino al presente. In particolare vene illustrato il passaggio dai telai verticali a pesi, i primi a essere utilizzati dall’uomo, ai telai orizzontali a licci, i più diffusi nella nostra tradizione culturale, fino all’invenzione ottocentesca dei rivoluzionari telai Jacquard, primi computer della storia. Tutto ciò insieme alla sezione dedicata alla messa in carta, ovvero la rappresentazione grafica dell’intreccio tessile riconducibile al sistema di assi cartesiano, fa scoprire al visitatore come la tessitura sia in realtà scienza e matematica. Il Museo propone inoltre ai gruppi scolastici varie attività educative improntate alla sperimentazione per meglio comprendere le fasi di lavorazione della lana: nei nostri laboratori sono infatti eseguiti, con l’aiuto di alcuni strumenti, tutti i procedimenti che trasformano il vello della pecora in tessuto.

Parole chiave
Museo, Lanificio, rivoluzione industriale, architettura industriale, matematica del tessuto.

 
Stia Woolen Mill: from factory to museum.

Abstract

Arte della Lana Museum is housed in the Stia’s Woolen Mill, which was restored after decades of abandonment. From the mid-19th to the Fifties of the 20th century, Stia’s Woolen Mill was the pivot around which the economy of the area revolved; at the beginning of the 20th century it was one of the major woolen mills in Italy. A wonderful example of industrial archaeology, the mill has today become a center for the dissemination of textile culture in the Casentino valley, with the aim of both passing on the memory of this ancient tradition and of making available to the community a building where past generations have worked. The exhibition itinerary of the Arte della Lana Museum is a real sensory experience, where the visitor can touch, smell, listen, learn, gaining a first-hand understanding of the skilled gestures linked to the Art of Wool. From a historical and scientific point of view the museum extensively describes the evolution of textile art from the early stages of human civilization to the present day: the permanent exhibition is focused on the transition from vertical warp-weighted looms, the first to be used by man, to horizontal frame looms, which are the most common in our culture, up to the 19th century Jacquard looms, the first computers in history. Moreover, a section dedicated to the textile graphic representation on a Cartesian axis system discloses to the visitor how textile weaving actually includes science and mathematics. The museum also offers to school groups several hands-on educational activities to better understand the wool processing phases: thanks to some helpful tools, our workshops show in fact the major steps necessary to process wool from the sheep.

Keywords
museum, woolen mill, industrial archaeology, textile mathematics.

 

p. 119 /Il Lanificio di Stia (Ar): da opificio a Museo dell’Arte della Lana

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Musée de L’Homme, un dramma in tre atti
Giovanni Pinna

 
Musée de l’Homme, a drama in three acts

p. 125 /Musée de L’Homme, un dramma in tre atti

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Verso un museo 3.0
Michele Lanzinger

Riassunto

In forma di conversazione con l’Editoriale di questo volume, l’A. dialoga con Vincenzo Vomero sul tema delle due culture di C. P. Snow quale paradigma superabile nell’ambito delle nuove funzioni attese per i musei scientifici. Tra queste assume rilievo l’attenzione da dare ai temi sottesi dagli Sustainable Developmente Goals promossi dalle UN e l’auspicabile partecipazione alle dinamiche di Sviluppo sostenibile locale.

Parole chiave
due culture, paradigma, museologia, obiettivi di sviluppo sostenibile.

 
Towards the 3.0 museum

Abstract

Through this informal and friendly letter to the Editor of the latest issue of the review, the Author dialogues with Vincenzo Vomero about the two cultures topic. With reference to C.P, Snow’s paradigm, he suggests a new paradigm to include the new functions of the scientific museums. There, special relevance has to be assigned to the issues linked to the UN Sustainable Development Goals, along with the desirable active participation of museums to the actions for the local sustainable development.

Keywords
two cultures, paradigm, museology, sustainable development goals.

 

p. 139 /Verso un museo 3.0

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Indice

p. 0 /Indice

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