Febbraio 2014 - N. 11

Memorie

Anno: 2014
Volume: 11

Riassunto

Lo scavo di una balena di dieci metri e della fauna associata ha portato alla luce un antico ecosistema sviluppatosi sul fondo del mare pliocenico. La località era già nota per le ricche collezioni storiche museali. Il fossile di misticete è stato restaurato in modo da conservare le caratteristiche tafonomiche. Sono nate collaborazioni con istituzioni europee, un’innovativa proposta di smaltimento via mare di grosse carcasse spiaggiate e opportunità di studio. È in fase di progettazione una sala espositiva per proporre questo insieme di esperienze armonizzando ricerca, storiografia, conservazione, divulgazione e sostenibilità, offrendo approcci che il pubblico potrà adattare alle proprie esigenze, in coerenza con il carattere partecipativo del museo.

Parole chiave
Cetacea, whale fall community, conservazione, restauro, sostenibilità.

Musealizing an old ecosystem.

Abstract

A 10-m-long skeleton of a mysticete and associated fauna were found in the Pliocene of Tuscany. Elements of the association proved that this represents an ancient marine ecosystem that relied on a decomposing whale carcass lying on the seafloor. The site is well known for its abundant fossils kept in historical museum. Local administrators and common people showed their interest for the excavation and educational activity was carried out on the field. Restoration of the skeleton aimed at preserving taphonomy of the fossil association. The latter was the starting point for a scientific research on whale fall ecology. A protocol has been proposed to Italian authorities for the disposal of whale carcasses stranded on modern shores by their artificial offshore sinking, as a natural solution to a variety of purposes (conservation, sustainability, research). In a forthcoming exposition all the above experiences will be proposed to the public through a multilevel display.

Keywords
Cetacea, whale fall community, conservation, restoration, sustainability.

p. 126 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

Gli Autori presentano il lavoro di analisi, restauro e conservazione in atmosfera inerte dei resti fossili di un esemplare giovanile di Crocodilus cfr. vicetinus (Eocene medio, Cornedo Vicentino, Vicenza). Il reperto mostrava polveri superficiali giallo-ocra e segni di disgregazione. Il restauro e la conservazione sono stati preceduti da indagine macroscopiche, microscopiche, radiografiche e microanalitiche. Esse hanno permesso di definire la composizione e lo stato di conservazione del fossile e della matrice, nonché di individuare la presenza di pirite al suo interno. La rimozione della pirite in superficie è stata realizzata mediante etanol-ammina tioglicolata. Si è quindi proceduto al consolidamento del reperto ed alla sua collocazione all’interno di una teca in vetro a tenuta stagna ed atmosfera controllata, caratterizzata da ridotta umidità relativa e bassa pressione parziale di ossigeno in modo da impedire o ridurre ulteriori reazioni di ossidazione della pirite.

Parole chiave
piritizzazione, etanol-ammina tioglicolata, Crocodilus, Eocene medio.

Analysis, restauration and conservation in inert atmosphere pyritised fossils: the crocodile (Crocodilus cfr. vicetinus) of Cornedo Vicentino (middle Eocene).

Abstract

The Authors shows the results of the analyses, restauration and conservation in inert atmosphere of a juvenile Crocodilus cfr. vicetinus (middle Eocene, Cornedo Vicentino, Vicenza). The fossil presented yellow powder on its surface and signs of degradation. Before to proceed with the restauration and preservation of the fossil, the Authors made macroscopic, microscopic, radiological and micro-analytical analyses just to define its mineral composition and state of preservation, and to check the presence of pyrite. Ethanolamine thioglycollate was utilized for the neutralisation and removal of oxidised pyrite. The final step consisted in the strengthening of the fossil sample and its deposition inside a watertight glass case with inert atmosphere characterized by low oxygen pressure and relative humidity, in order to prevent or reduce pyrite oxidation.

Keywords
pyritization, ethanolamine thyoglicollate, Crocodilus, middle Eocene.

p. 131 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

Sebbene la tubercolosi umana, causata principalmente da due micobatteri appartenenti al Mycobacterium tuberculosis complex, coinvolga principalmente i tessuti molli, dati clinici confermano anche il coinvolgimento dello scheletro. La diagnosi di TBC nei resti umani avviene grazie all’analisi delle lesioni morfologiche singole, dalla loro localizzazione, ma soprattutto dalla combinazione delle lesioni riportate in tutto lo scheletro: esse sono raggruppabili in “lesioni classiche” e in “Minor Osseous Lesion Attributable to Tuberculosis” (MOLAT). Viene presentato lo studio sulla Collezione Osteologica Tedeschi, raccolta tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo. Di molti individui sono note l’età e l’occupazione. Sono stati analizzati i resti di individui morti per tubercolosi, cercando le alterazioni classiche e quelle rientranti nei MOLAT. In alcuni casi, la diagnosi di malattia è stata cercata anche mediante analisi istologiche, indagini molecolari ed esami radiologici.

Parole chiave
tubercolosi, collezione osteologica Tedeschi, analisi avanzate.

Palaeopathology in the Osteological Collection of the Museum of Anthropology - University of Padua: investigation techniques in cases of tuberculosis.

Abstract

Although human tuberculosis, caused mainly by two mycobacteria belonging to the Mycobacterium tuberculosis complex, involving chiefly the soft tissues, clinical data also confirm the involvement of the skeleton. The diagnosis of TB in human remains is based on the analysis of the individual morphological lesions, on their location and on the combination of injuries throughout the skeleton: they are grouped in “classic lesions” and “Minor Osseous Lesion attributable to Tuberculosis” (MOLAT). Here is presented the study of Tedeschi’s Osteological Collection, collected in the late 19th and early 20th century. Age and employment of many individuals are known. We analyzed the remains of people died of tuberculosis, looking for the classic and MOLAT alterations. In some cases, the diagnosis of disease was also sought by means of histological analysis, molecular researches and radiological examinations.

Keywords
tuberculosis, Tedeschi’s osteological collection, advanced analysis.

p. 136 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

Il Dipartimento di Fisica, ove è conservata la “Collezione Instrumentaria delle Scienze Fisiche”, e il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara hanno sviluppato dal 2008 un progetto di ricerca con lo scopo principale di favorire la diffusione della cultura scientifica e la valorizzazione di questo significativo patrimonio culturale dell’Ateneo. La ricerca si è dapprima tradotta nell’ordinamento di una selezione di strumenti scientifici e nella progettazione museografica di una mostra temporanea allestita nel Salone dei Passi Perduti a Palazzo Renata di Francia a Ferrara. Al fine di coordinare le diverse tecnologie necessarie per un corretto allestimento degli strumenti, si sono attivati interessanti processi di trasferimento tecnologico di competenze specifiche di aziende, ora alla base di nuove attività di ricerca nel campo delle tecnologie multimediali applicate al patrimonio dei musei scientifici, nell’ambito della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia Romagna.

Parole chiave
progetto museografico, trasferimento tecnologico, materiali innovativi, tecnologie multimediali, exhibition design.

At the roots of the future. Researches and projects about XVIIIth and XIXth century sciences instruments, property of Ferrara University.

Abstract

The Department of Physics, where is preserved the Old physics sciences instruments Collection (“Collezione Instrumentaria delle Scienze Fisiche”), and the Department of Architecture of Ferrara University, since 2008 has developed together a research project, the main aim of which was to diffuse scientific culture and to increase knowledge of this important part of University cultural heritage. This research program started from a selection of 33 scientific instruments of the Collection through the design of a temporary exhibition, realized in the most important historical space of Ferrara University in Renata di Francia Palace. Through the coordination activities that are needed to produce the exhibition, the research group has developed interesting collaborations with private companies, that bring to the use of multimedia technologies applied to the production of “copies” (real models and virtual images) of the original scientific instruments.

Keywords
museum project, technologic transfer, innovative materials, multimedia technologies, exhibition design.

p. 140 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

L’Erbario di Padova consta di circa 500.000 campioni e comprende numerose collezioni di grande importanza storica, quali l’erbario della Flora Dalmatica di Roberto De Visiani, la micoteca di Pier Andrea Saccardo, l’algario e la diatomoteca di Achille Forti. La catalogazione informatica delle collezioni è uno strumento fondamentale per consentire lo studio con sistemi moderni del materiale storico e garantire la visibilità di un erbario a livello internazionale. A questo scopo abbiamo sviluppato un database basato su software libero e rispettoso degli standard ICCD e Simple Darwin Core ed abbiamo avviato la digitalizzazione di collezioni sia moderne sia storiche (erbario De Visiani, diatomoteca Forti). In meno di un anno, tale strumento ha consentito di catalogare oltre 13.000 campioni. Alla catalogazione dei dati si accompagnano l’acquisizione in digitale di immagini dei campioni e la georeferenziazione, non ancora del tutto implementata. Il lavoro è portato avanti soprattutto da studenti e volontari, che acquisiscono così competenze in ambito tassonomico e nella catalogazione e rendono possibile al contempo il rapido avanzamento del lavoro.

Parole chiave
erbario, Padova, accessibilità, digitalizzazione, ricerca.

New instruments to access collections in the Herbarium Patavinum.

Abstract

The Herbarium of Padova comprises more or less 500,000 specimens and many collections of high historical importance, such as the Flora Dalmatica herbarium by Roberto de Visiani, the fungal collection by Pier Andrea Saccardo, the algarium and diatom collections by Achille Forti. Digital cataloguing of the collections is a crucial instrument to allow them to be studied with modern methods and to guarantee a herbarium an international visibility. We have developed a database based on free software which respect the ICCD and Simple Darwin Core standards and have started digitisation of both modern and historical collections (De Visiani herbarium, Forti diatom collection). In less than a year, this tool has allowed us to catalogue more than 13,000 specimens. Cataloguing of data goes along with digitisation of images of the specimens and georeferincing, which we have not yet fully developed. The work is being carried on by students and volunteers, who gain knowledge on taxonomy and cataloguing and allow the work to proceed quickly.

Keywords
herbarium, Padova, accessibility, digitisation, research.

p. 145 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

Viene segnalata la presenza di un esemplare di Chlamydoselachus anguineus nel Museo di Zoologia dell'Università di Bologna. Si tratta di un Condroitto estremamente interessante che mostra caratteristiche primitive molto differenti rispetto a quelle degli altri Elasmobranchi: bocca terminale, sei fessure branchiali, una sola pinna dorsale e la caudale col solo lobo dorsale. A un'attenta osservazione le scaglie placoidi attorno alla bocca risultano molto più grandi delle altre a dimostrazione della derivazione dei denti da questo tipo di scaglia. I denti sono provvisti ciascuno di tre cuspidi, appaino ben separati e sono disposti in sei file con caratteristica sequenza. Il nostro esemplare è stato catturato con reti da strascico di profondità al largo delle cose Atlantiche dell'Irlanda nel corso di una campagna oceanografica ed è attualmente conservato nelle collezioni di studio del Museo.

Parole chiave
Museo di Zoologia dell'Università di Bologna, Chlamydoselachus anguineus, morfologia.

Notes on a specimen of Chlamydoselachus anguineus preserved in the Museum of Zoology of the University of Bologna.

Abstract

We report the presence in the Museum of Zoology of the University of Bologna of one specimen of Chlamydoselachus anguineus, an extremely interesting Chondrichthyan showing primitive features very different from other Elasmobranch species i.e. terminal mouth, six branchial slits, only one dorsal fin and caudal fin with the only upper labe. A careful observation indicates the placoides scales around the external side of the mouth being much larger than the others, demonstrating the origin of the teeth from the same placoides scales. The teeth have three cusps each, are well detached and are arranged in 6 rows with a characteristic sequence. Our specimen was caught with bottom trawls along the Irish coast of the Atlantic Ocean, during an oceanographic cruise, and it's preserved in formalin in the study collection of the Museum.

Keywords
Museum of zoology University of Bologna, Chlamydoselachus anguineus, morphology.

p. 149 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

A completamento della collezione osteologica ottocentesca dei Rettili esposti nel Museo di Anatomia comparata dell’Università di Bologna, è stato preparato lo scheletro di un tuatara (Sphenodon punctatus), probabilmente l’unico reperto scheletrico esposto in Italia di questa specie. Le caratteristiche di estrema primitività che l’animale manifesta anche a livello dello scheletro rendono tale specie un interessante oggetto di ricerca, data anche la difficoltà nel reperire esemplari di questo rettile neo zelandese, estremamente protetto dalle autorità locali. L’animale è stato trovato morto nell’isola di Stephen, dove è presente la più numerosa popolazione di tuatara. Durante l’allestimento dello scheletro, abbiamo recuperato la pelle, che mostra squame di diverso tipo, per successive indagini. Le singole ossa sono state determinate, fotografate, è stato realizzato un archivio fotografico e un settore espositivo dedicato a Sphenodon all’interno del Museo.

Parole chiave
Museo anatomia comparata, Sphenodon, scheletro, rettili.

Antomical preparation of a skeleton of Sphenodon punctatus exposed in the Comparative Anatomy Museum of the University of Bologna.

Abstract

In order to complete the osteologic collection of the Nineteen Century present in the Comparative Anatomical Museum of the University of Bologna, a skeleton of Tuatara (Sphenodon punctaus) has been assembled, probably representing the only skeletal reconstruction available in Italy today. The very primitive skeletal characteristics shown by this species make it a very interesting research subject, especially considering the extreme difficulty to obtain the species which is highly protected from the New Zealand Conservation Authority. This specific specimen has been found dead on Stephens Island where the largest colony of this species is thriving. During the skeletal preparation we also collected the skin that shows different scale types, useful for a further survey. The single bones have been determined, photographed in order to make a photographic archive and create a specific display within our Museum.

Keywords
Museum of comparative anatomy, Sphenodon, skeleton, reptiles.

p. 151 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

Lo studio dello scheletro di Anfibi e Rettili non è facile per la difficoltà della tecnica di preparazione, che richiede tempi lunghi, laboratori attrezzati e una perfetta conoscenza dell’osteologia. Particolarmente complessi da preparare sono gli Anfibi per il rapidissimo deterioramento dell’animale. Si è pensato di utilizzare un metodo di indagine di uso comune nella diagnostica umana e veterinaria, usata per rilevare la presenza di fratture ossee, la tecnica radiografica, per applicarla a piccoli animali vivi (o congelati) rari, insoliti o di difficile reperibilità. Abbiamo utilizzato per le radiografie un apparecchio radiologico ad alta frequenza collegato ad un computer, con un software che consente di captare le immagini digitalizzate. In questo modo è possibile creare archivi fotografici utili per studi approfonditi sull’osteologia, a completamento delle collezioni osteologiche.

Parole chiave
Museo di Anatomia comparata, scheletro, rettili, anfibi, radiografie.

The radiographic technique: an unusual approach to the study of the skeletal apparatus of Amphibians and Reptiles in Museum collections.

Abstract

Studying Amphibian and Reptile skeletons is difficult due to the preparation techniques requiring a long time, equipped laboratories and a very good knowledge on osteology. Very difficult to prepare are the Amphibian skeletons due to a very rapid animal damage. We tried the radiographic technique, a survey method commonly used in human and veterinary diagnostic to detect fractured bones, on small living or freezed rare, unusual or difficult to find animals. We used a high frequency radiological device connected to a computer equipped with a software for digitized images. This way allows making up photographic archives which are useful for deep studies on osteology fulfilling osteological collections.

Keywords
Museum of comparative anatomy, skeleton, reptiles, amphibia, radiography.

p. 154 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

Il Museo di Scienze Planetarie della Provincia di Prato svolge attività di ricerca nei settori della mineralogia e dello studio e della classificazione delle nuove meteoriti. A tale scopo è stata recentemente usata la spettroscopia Raman, una tecnica non invasiva che permette un rapido screening delle fasi mineralogiche presenti sia in sezione sottile che su campioni massivi. Una versione modificata della tecnica, denominata SERS, è stata applicata allo studio dell’interazione tra nucleobasi ed un substrato roccioso di origine marziana, allo scopo di verificare l’applicabilità di questa tecnica all’analisi delle tracce di vita sul pianeta Marte. Infine è stato intrapreso uno studio sistematico dei minerali del gruppo del serpentino e dei carbonati di origine sedimentaria, allo scopo di ottenere un database completo degli spettri Raman delle fasi mineralogiche di alterazione tipiche dei basalti e dei minerali sedimentari potenzialmente presenti sulla superficie del suolo marziano.

Parole chiave
Raman, meteoriti, minerali, nucleobasi, SERS.

The application of the Raman spectroscopy to the study of meteorites and minerals belonging to the collections of the Museo di Scienze Planetarie della Provincia di Prato.

Abstract

The Museum of Planetary Sciences of the Province of Prato carries out research activity in the fields of meteoritics and mineralogy, focusing on the classification of newfound meteorites. Recently, one of the most used techniques has been the Raman spectroscopy, a non-invasive technique that allows a fast screening of the mineral phases present both on thin sections and on massive samples. A modified version of the technique named SERS has been then applied to the study of the interaction between nucleobases and a rocky substrate consisting of a martian meteorite, in order to verify the feasibility of this technique to the analysis of life traces on the planet Mars. Finally a systematic study of Raman spectra of the serpentine group minerals and of sedimentary carbonates, has been performed in order to provide a complete database of Raman spectra of the typical basalt alteration phases and of the sedimentary minerals potentially detectable on the martian surface.

Keywords
Raman, meteorites, minerals, nucleobases, SERS.

p. 157 / Febbraio 2014 - N. 11

Riassunto

La morfometria geometrica è una tecnica potente per lo studio delle variazioni morfologiche in campo biologico. Le collezioni museali rappresentano una risorsa primaria in tale ambito, in particolare nel caso di specie di difficile reperimento e con areali geografici estesi, come il delfino comune. Per descrivere il modello di variazione geografica ed eventuali adattamenti locali in questa specie, sono stati analizzati 159 crani provenienti da 9 musei europei e riferibili a gran parte dell’areale della specie. Su ciascun cranio sono state rilevate le coordinate cartesiane di punti omologhi bi- e tridimensionali. La taglia e le variabili della forma estratti dalle coordinate dei punti sono state analizzate con metodi di statistica uni- e multivariata. I risultati ottenuti hanno permesso di differenziare morfologicamente i crani appartenenti alle due specie di delfino comune (D. delphis e D. capensis) e la sottospecie endemica dell’Oceano Indiano, D. capensis tropicalis.

Parole chiave
delfino comune, morfometria geometrica, collezioni museali.

Geometric morphometric methods for the study of museum collections: geographic variation in Common dolphin.

Abstract

Geometric morphometrics is a powerful technique for the study of variations in biological forms. In this domain museum collections represent a primary resource especially for rare species with a wide range such as the common dolphin. Geometric morphometric analysis of the skull was used to point out the geographical variability pattern of the common dolphin throughout its range and evaluate any local adaptation. Bi- and three-dimensional landmarks were recorded on 159 skulls from 9 European museum collections. Both size and shape variables were then analysed by the means of uni- and bi- variate statistics. Results allowed to distinguish the two species of common dolphin (D. delphis and D. capensis), especially the sub-species D. capensis tropicalis, endemic to the Indian Ocean, and to describe the pattern of geographic variation of D. delphis.

Keywords
common dolphin, geometric morphometric analysis, museum collections.

p. 161 / Febbraio 2014 - N. 11