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Il genio nelle ossa. Fabio Frassetto: un antropologo alla ricerca dell'italianità di Dante

In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, il Sistema Museale di Ateneo presenta la mostra "Il genio nelle ossa. Fabio Frassetto: un antropologo alla ricerca dell'italianità di Dante", a cura di Roberto Balzani e Maria Giovanna Belcastro, organizzata dalla Collezione di Antropologia e ospitata presso il Museo di Palazzo Poggi. La ragione di questa mostra documentaria sta nella figura di Fabio Frassetto (1876-1953), antropologo e professore dell’Alma Mater, che per una parte considerevole della sua vita di ricercatore si è dedicato allo studio delle ossa dei grandi italiani e di Dante in particolare. L’Università di Bologna conserva tuttora i suoi materiali di studio e le sue carte; si è colta quindi l’occasione del centenario dantesco per esporre oggetti fino ad ora noti solo agli addetti ai lavori. L’approccio di Frassetto, tipico dei primi decenni del Novecento, s’inseriva in una temperie culturale segnata dal nazionalismo e dall’ossessione dell’identità: i popoli che stavano all’origine delle nazioni dovevano essere indagati nelle presunte, insopprimibili specificità biologiche-morali, sulla base delle quali era possibile osservare distinzioni di “razza” o di “stirpe”. Ma Frassetto non era interessato solo al tipo della “razza mediterranea” per così dire standard, ma anche alle eccezioni, cioè a quegli eccelsi culmini creativi che connotavano la “genialità” degli italiani. Di qui il suo spasmodico, vano inseguimento di resti umani molto particolari.