Iniziative


"Viaggi sonori sulle orme del naturalista-esploratore umbro del XIX secolo Orazio Antinori (Perugia 1811 - LétMarefià 1882)" dalla Grecia all'Etiopia‎

"Viaggi sonori sulle orme del naturalista-esploratore
umbro del XIX secolo Orazio Antinori (Perugia 1811 - LétMarefià 1882)"
dalla Grecia all'Etiopia‎

فلسطين الرائعة

Meravigliosa Palestina

Concerti di musiche tradizionali popolari della Palestina

con i virtuosi della Band musicale italo-palestinese

 

Ahmed Tanbouz - Darbouka/voce

Susanna Cocchi - Flauto/voce

Mario Brucato - Clarinetto/voce

Fabrizio Discenza - Chitarra

 

Domenica 31 luglio 2022

ore 11.30

Festival "Suoni Controvento"

Parco Regionale Naturale del Monte Cucco

Grotta di Sant'Agnese - Costacciaro (PG)

 

Lunedì 1 agosto 2022

ore 18.00

Giardini Storici del Frontone

Borgo XX Giugno - Perugia

 

***

III° Tappa del percorso
"Viaggi sonori sulle orme del naturalista-esploratore umbro del XIX secolo Orazio Antinori (Perugia 1811 - LétMarefià 1882)"
dalla Grecia all'Etiopia‎

فلسطين الرائعة
Meravigliosa Palestina

Lunedì 1 agosto 2022
ore 18.00
Giardini Storici del Frontone
Borgo XX Giugno - Perugia

Ingresso libero e gratuito

Concerto di musiche tradizionali popolari della Palestina
con i virtuosi della Band musicale italo-palestinese


Ahmed Tanbouz - Darbouka/voce
Susanna Cocchi - Flauto/voce
Mario Brucato - Clarinetto/voce
Fabrizio Discenza - Chitarra

 


Nettarinia della Palestina Cinnyris osea Bonaparte, 1856 - Uccello Nazionale dello Stato della Palestina
Premessa
Così come nei due anni precedenti anche nel corso di questa estate 2022 proseguiremo il nostro percorso musicale seguendo in senso cronologico e geografico il lungo viaggio d'esilio del naturalista perugino Orazio Antinori che nel 1849, con la caduta della "Repubblica Romana", lasciò l'Italia per sfuggire alle repressioni pontificie antirisorgimentali e rifugiarsi dapprima in Grecia e Turchia (allora fulcro dell'Impero Ottomano), poi in Palestina, Egitto, Sudan ed Etiopia. Nel corso di tali peregrinazioni l'Antinori si interessò profondamente, non solo degli aspetti geografici e ambientali, della flora e della fauna delle diverse regioni che visitò, ma anche delle culture, degli usi e dei costumi delle popolazioni locali, in particolare delle varie espressioni musicali che apprezzò moltissimo proprio per la loro "diversità" rispetto al panorama sonoro della "Vecchia Europa". Dopo le prime due precedenti tappe, quella greca del 2020 e quella turca del 2021, quest'anno sarà la volta della Palestina, una terra da sempre "ponte" fra Africa ed Eurasia, intrisa di ricordi e di storie che affondano le loro radici nell'antichità più remota, terra considerata sacra a ben tre grandi religioni monoteiste e purtroppo tormentata da gravi conflitti ma sempre e comunque un'area di grande ricchezza culturale e fascino!

La Palestina…un “ponte” naturale fra Africa ed Eurasia!
La Palestina, collocata proprio nell’angolo sud-orientale del Levante mediterraneo, fra la vasta penisola del Sinai e le alte montagne del Libano, fra le coste mediterranee e gli immensi deserti arabici, rappresenta una regione di grande interesse naturalistico, soprattutto geologico e biogeografico. I suoi territori si estendono infatti ai confini fra le placche tettoniche dell’Africa e dell’Arabia, laddove si aprono le parti più settentrionali di quelle imponenti e geologicamente complesse depressioni tettoniche della crosta terrestre facenti parte del sistema delle Rift Valleys del Vicino Oriente e dell’Africa orientale. Dall’attuale Turchia meridionale, attraverso la Siria, il Libano, la Palestina e la Giordania, queste fratture crostali si inoltrano in quello che è oggi il bacino del Mar Rosso per poi proseguire dall’Eritrea ed Etiopia, incidendo gli imponenti massicci montuosi e gli altopiani abissini, sino all’Africa equatoriale orientale, arrivando a sfiorare le coste del Mozambico, per uno sviluppo complessivo di oltre 6000 km. La Valle del Giordano, che tanta parte ha avuto nella storia del Vicino Oriente, così come il Mar Morto (che con i suoi – 430 m s.l.m. rappresenta la più profonda depressione continentale del pianeta!) si trovano proprio nel cuore della porzione settentrionale della Rift Valley Afro-asiatica. Questo sistema di fratture che ha separato tettonicamente la placca arabica da quella africana ha però favorito, grazie alle sue vallate dal clima subtropicale, un forte movimento di diffusione verso Nord di flore e faune di origine Afrotropicale che proprio in Palestina raggiungono i loro estremi punti naturali di diffusione settentrionali. Così varie specie di acacie, tipiche delle savane africane, e il mitico Sicomoro (Ficus sycomorus L., 1753), oltre che innumerevoli specie animali, come la Procavia delle rocce (Procavia capensis Pallas, 1766) e la Mangusta egiziana o Icneumone (Herpestes ichneumon Linnaeus, 1758), hanno raggiunto in epoche remote il cuore della Palestina provenendo dalle lontane terre d’origine dell’Africa orientale. Ma oltre a queste presenze africane la flora e la fauna della Palestina, pur mantenendo un forte e dominante carattere generale tipicamente mediterraneo, sono caratterizzate da non poche specie evolutesi proprio in loco, fra queste la Nettarinia di Palestina (Cinnyris osea Bonaparte, 1856), un piccolo volatile della famiglia dei Nettarinidi (Nectariniidae) dal meraviglioso piumaggio iridescente che nel 2015 è stato dichiarato l’uccello nazionale dello Stato di Palestina! Tra l’altro l’ornitologo che classificò questa specie, nel 1856, fu Carlo Luciano Bonaparte (Parigi, 1803 – Parigi, 1857), nipote di Napoleone I e che, una volta trasferitosi in Italia, nella Tuscia viterbese, divenne uno dei più illustri “maestri” del naturalista perugino Orazio Antinori (Perugia, 1811 – LétMarefià, 1882).In Palestina vivono ancora non poche specie di grandi Mammiferi selvatici, tutelate in varie riserve naturali, come ben tre specie di gazzelle (genere Gazella) quali la Gazzella di montagna (Gazella gazella Pallas, 1766), la Gazzella araba delle sabbie (Gazella marica (Thomas, 1897)) e la Gazzella dorcade (Gazella dorcas Linnaeus, 1758), lo Stambecco della Nubia (Capra nubiana F. Cuvier, 1825), la iena striata (Hyaena hyaena (Linnaeus, 1758) e una delle ultime popolazioni sopravvissute del raro e schivo Leopardo del deserto d’Arabia (Panthera pardus nimr (Hemprich & Ehrenberg, 1833)). Tutte queste specie animali svolsero un ruolo assai importante sia nelle economie che nella cultura e nelle arti delle innumerevoli civiltà che si sono susseguite in Palestina dalle epoche più remote!

La Palestina…una “fucina” di culture e di civiltà!
Nel corso del tempo geologico la Palestina è anche stata un importantissimo “corridoio” di passaggio e di stanziamento di diverse specie dei nostri antenati, in fasi di diffusione dall’Africa, terra di origine comune dell’umanità tutta, all’Eurasia. Così avvenne oltre 1.900.000 anni fa con alcuni dei primi rappresentanti del genere Homo Linnaeus, 1758 e poi, molto più recentemente, intorno a poco oltre 120.000 anni fa, con i primi membri moderni della nostra specie, Homo sapiens (Linnaeus, 1758), che uscendo dall’Africa attraverso la Penisola del Sinai, si diffusero nel Vicino Oriente sfruttando il “Corridoio levantino” del territorio palestinese. A partire dall’arrivo di queste prime popolazioni di uomini moderni la Palestina divenne una vera “fucina” di culture e di civiltà. Proprio in territorio palestinese, fra 12.500 e 10.200 anni fa, si sviluppò la Cultura Natufiana (dal nome del sito di Wadi elNatuf, nei pressi del villaggio di Shuqba, nelle colline di Ramallah), oggi considerata come la più probabile diretta progenitrice delle successive culture del Neolitico che rivoluzionarono la storia dell’umanità con l’avvento e la diffusione delle prime pratiche agro-pastorali. Sembrerebbero essere stati i cosiddetti cacciatori-raccoglitori Natufiani i primi esseri umani a intuire le potenzialità dell’addomesticamento della flora locale e forse a praticare le più primordiali forme di coltivazione, oltre 12.000 anni fa, sfruttando l’ampia varietà di specie vegetali selvatiche delle macchie, foreste e steppe del Vicino Oriente! La flora della Palestina, così come quella delle vicine Siria e Giordania, tutte terre situate all’estremità del vertice occidentale della cosiddetta “Mezzaluna fertile” del Vicino Oriente, era ed è tuttora assai ricca di specie vegetali spontanee considerate dagli archeobotanici e dai genetisti come le più probabili antenate di piante di uso alimentare fra le più importanti conosciute, così come il Frumento (genere TriticumL., 1753), l’Orzo (genere Hordeum L., 1753), la Segale (genere Secale L., 1753), la Lenticchia (genere Lens Mill., 1754), il Cece (genere Cicer L., 1753), l’Olivo (genere Olea L., 1753) e molte altre ancora. In pratica potremmo asserire che dalla biodiversità vegetale ancestrale della Palestina furono individuate, scelte, selezionate, coltivate, diffuse dalle antiche popolazioni locali tutte quelle specie vegetali che oggi rappresentano le basi alimentari del nostro mondo mediterraneo…e non solo! Grazie alla diffusione delle prime attività agro-pastorali le popolazioni locali lentamente abbandonarono il nomadismo e iniziarono a creare insediamenti sempre più stabili,vasti, complessi e articolati, dando origine ai primi centri urbani della storia umana, come Gerico, fondata oltre 11.000 anni fa! Il ruolo della Palestina nel corso della storia complessiva dell’umanità tutta fu di enorme portata e non solo nell’ambito economico ma anche sociale e culturale. Molte furono le civiltà diverse che si succedettero nei suoi territori e tutte lasciarono segni evidenti del proprio passato. L’intero territorio palestinese è letteralmente costellato da siti archeologici che ci rivelano la ricchissima “storia profonda” di questo lembo di terra stretto fra Africa ed Eurasia. Tali antiche civiltà lasciarono ai posteri in eredità non solo nuovi sistemi produttivi e una infinità di ruderi di interesse archeologico ma anche un enorme patrimonio culturale, pure spirituale, che portò all’origine delle tre principali religioni monoteiste del nostro mondo, l’Ebraica, la Cristiana e l’Islam! Se poi queste tre fedi contribuirono a fare della Palestina una terra contesa, una terra di scontri e di guerre, non mancarono lunghi periodi di pace, segnati da una civile convivenza, da reciproche forme di tolleranza, condivisione di valori comuni e di intensi scambi culturali. Proprio in uno di tali periodi propizi il naturalista e viaggiatore perugino Orazio Antinorivisitò la Palestina, fra il 1858 e il 1859, quando allora tale regione era ancora parte integrante del vastissimo Impero Ottomano, uno Stato che per buona parte della sua storia fu pluralista, multietnico e tollerante. Negli scritti dell’Antinori traspare una Palestina multietnica e multiculturale, in cui Arabi palestinesi, Ebrei e Cristiani di diverse confessioni, convivevano con una certa tolleranza reciproca, pure condividendo molti valori e aspetti di vita comuni, ma anche mantenendo vive le proprie diversità culturali. L’Antinori rimase particolarmente affascinato dalla cultura degli Arabi di Palestina, dalle loro usanze e dai loro costumi, dal loro peculiare senso dell’onore e dalla loro fortissima generosità e ospitalità. Nei suoi taccuini, oggi conservati negli archivi della Società Geografica Italiana di Roma, il profugo politico umbro descrisse accuratamente ambienti, piante e animali, paesaggi, ruderi di zone archeologiche, monumenti…in particolare la splendida Moschea di Omar a Gerusalemme (Al Quds) che lo attrasse moltissimo…della Palestina, ma anche volti, abiti, utensili, cibi, momenti di vita quotidiana delle sue genti. Una particolare attenzione la rivolse agli strumenti musicali, dando prova di una notevole sensibilità artistica e di un profondo interesse verso il mondo sonoro del Levante mediterraneo, che già lo aveva profondamente affascinato in Grecia e in Turchia!

La musica tradizionale palestinese…una musica di resistenza!
Fra il ricco patrimonio culturale della Palestina che tanto affascinò l’Antinori figura anche la musica tradizionale popolare che ancora oggi rappresenta per il popolo palestinese un importante valore identitario e di legame con la terra e con il proprio passato e una forma di resistenza attiva all’intollerabile invasione e colonizzazione sionista della Palestina, una occupazione iniziata nel lontano 1948 e che condusse alla costituzione dello Stato di Israele e alla conseguente tragica diaspora, nota in arabo come “Al Nakba” – “la catastrofe”, di quasi un milione di palestinesi, disperatamente in fuga dalle terre occupate.Una musica vibrante e affascinante assai legata alla terra e ai suoi cicli stagionali, al mondo agricolo e pastorale, alle piccole comunità rurali dei villaggi ma anche intrisa di elementi sonori mutuati dalla più raffinata musica classica e colta araba dei secoli passati. Anche gli strumenti più in uso nella musica tradizionale palestinese riflettono tale dualità fra tradizione popolare e colta, fra mondo rurale e urbano, così l'Oudh, il grande liuto dal suono forte e deciso e simbolo per eccellenza della musica classica e colta araba nata nei più raffinati ambienti urbani delle antiche capitali islamiche, si abbina perfettamente ai vari strumenti a fiato e a percussione originatisi in contesti strettamente agro-pastorali...creando il tutto sonorità di grande fascino ed evocando suggestioni antiche! Alla "scoperta" di tale mondo sonoro ci guiderà un virtuoso musicista palestinese, da anni rifugiato in Italia proprio per sfuggire, così come l'Antinori stesso fece a suo tempo con un percorso inverso, al clima di oppressione che imperversa da decenni nella propria terra, Ahmed Tanbouz (Maestro di Darbuka e altre percussioni classiche del Vicino e Medio Oriente) originario di Tulkarem (Palestina occupata) e residente a Bologna, che si esibirà con un gruppo di altri 3 musicisti, Susanna Cocchi - Fabrizio Discenza - Mario Brucato, formanti la band "Hudud" (che in Lingua Araba significa "Confini"!).

 

HUDUD حدود - Il gruppo Hudud è nato nel 2014 dall’incontro di giovani musicisti provenienti da
diverse esperienze musicali. Il progetto si propone di esprimere le armonie proprie delleradici mediterranee attraverso la fusione delle varie personalità musicali degli artisti. Un Mediterraneo “culla” di popoli, ma oggi anche barriera per le diversità che lacompongono e per quelle storie spesso poste ai margini delle nostre società.
Hudud significa infatti, confini: quei confini stessi che le distinte sonorità, proprie del gruppo,
vogliono oltrepassare. Nel repertorio del Gruppo "Hudud" figureranno brani di tipo rigorosamente tradizionale di Autori anonimi del passato più remoto e spesso avvolti dalla leggenda e brani contemporanei, anche se di ispirazione tradizionale.

Lunga Vita alla Musica Tradizionale Popolare di Palestina….una Musica di Resistenza!

Angelo Barili e Sergio Gentili
Galleria di Storia Naturale
Centro di Ateneo per i Musei Scientifici (CAMS)
Università degli Studi di Perugia

INFORMAZIONI: angelo.barili@unipg.it; sergio.gentili@unipg.it
Cellphones: (+39) 3204924794; (+39) 3666811012
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