Mostre


“Achille Compagnoni. Oltre il K2”

E’ con piacere che il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia ospita la mostra che celebra i 100 anni della nascita di Achille Compagnoni e ricorda i 60 anni della conquista del K2, ripercorrendo la sua vicenda umana ed alpinistica anche attraverso un volume, edito da Marsilio, che riporta tutto il diario della spedizione.

L’ Associazione Achille Compagnoni Onlus ha realizzato un percorso espositivo curato da Marco Enrico Giacomelli che, grazie agli oggetti presentati, tutti originali e di grande suggestione, non potrà non affascinare appassionati e semplici curiosi e far conoscere eventi e personaggi che hanno fatto la storia dell’alpinismo di esplorazione: un alpinismo “eroico” ma anche di ricerca.

La rassegna ripercorre, attraverso copioso materiale inedito e d’archivio messo a disposizione dell’Associazione Achille Compagnoni Onlus, l’intera vicenda biografica di Compagnoni, sciatore, guida alpina e amante della montagna, inserendo in un grande ritratto biografico anche la vittoriosa scalata del K2 che ha legato il suo nome e quello di Lino Lacedelli (arrivato insieme a lui in vetta) alla storia dell’alpinismo mondiale.

La spedizione italiana sul Karakorum del 1954, voluta e organizzata da Ardito Desio, è raccontata in tutte le sue fasi attraverso foto, documenti e memorabilia: la preparazione atletica - tenutasi tra gennaio e febbraio 1954 sul Monte Rosa e sul Plateau Rosa, ai piedi del Piccolo Cervino, dove fu allestita una base sperimentale onde collaudare attrezzature ed equipaggiamenti - la partenza e l’arrivo in Pakistan, i primi campi, la conquista della vetta il 31 luglio del 1954 e la discesa. E ancora il rientro, l’ingresso trionfale in Italia e tutto il periodo successivo alla spedizione, che vide Achille Compagnoni protagonista di episodi di costume accanto a rappresentanti delle istituzioni, ad amici sportivi e celebrità internazionali.
L’esposizione costituisce dunque un momento di riflessione dedicato alla figura di un personaggio rilevante non solo per la storia dell’alpinismo, ma più in generale per la storia del nostro Paese. La conquista del K2 infatti ebbe in quegli anni una valenza sociale e nazionale, oltre che sportiva, e diventò il simbolo di un’Italia che si riallineava alle grandi potenze europee dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale. La scalata alla seconda cima più alta del mondo (8611 m) era già stata tentata altre volte, senza successo dal Duca degli Abruzzi nel 1909, dal Duca di Spoleto nel 1929, dall’americano Houston nel 1938, dal connazionale Wiessner l’anno successivo e nuovamente da Charles Houston nel 1953. L’onore della vittoria toccò alla spedizione italiana voluta dal Club Alpino Italiano e capeggiata da Ardito Desio, grande conoscitore del comprensorio del Karakorum.